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I materiali basso emissivi e la loro importanza nel settore edilizio

L’insalubrità domestica può derivare da molteplici fonti di inquinamento: dai materiali che scegliamo di impiegare,…

Pubblicato il 17 Luglio, 2023 • di Angelica Salerno

L’insalubrità domestica può derivare da molteplici fonti di inquinamento: dai materiali che scegliamo di impiegare, alle dotazioni impiantistiche che adottiamo ma anche alle azioni, più o meno adeguate, che vengono svolte durante la fase di cantiere. In questa puntata del podcast Casa e Salute, Damiano Sanelli – referente tecnico dell’ATTA – ci guida tra accorgimenti e protocolli con cui aumentare la nostra consapevolezza e orientare le nostre scelte in ogni fase di vita dell’edificio.

Scegliere in fase progettuale e costruttiva di impiegare materiali che comportano una ridotta emissione di sostanze nocive è necessario, ma non sufficiente; una volta che la casa viene completata e abitata, è opportuno che, nel corso del tempo, si prosegua con approcci di gestione e scelte di materiali basso emissivi e di tipologie impiantistiche che permettano di rispondere a specifiche esigenze termoigrometriche e al contempo garantire un elevato livello di salubrità indoor.

«In Italia purtroppo – spiega Sanelli – non esistono leggi che danno indicazioni specifiche sui materiali da utilizzare o che pongono vincoli sull’emissività totale dei materiali utilizzati. L’unico riferimento in vigore è posto dai Criteri Ambientali Minimi (CAM), recentemente revisionati nel 2022, che però riguardano solamente il settore dell’edilizia pubblica». I CAM sono mutuati, a loro volta, da una normativa francese del 2011 e prevedono sia requisiti minimi da rispettare sia valori premianti qualora i materiali abbiano emissività particolarmente virtuose. La normativa francese, riferita non solo ai materiali ma anche agli arredi, prevede quattro classi – C, B, A e A+, dalla meno alla più performante – e considera 14 parametri (tra cui formaldeide, benzene, quantità totale di composti organici volatili presenti nell’ambiente) i cui valori devono diminuire man mano che si fa un salto di classe. «Una questione fondamentale da tenere in considerazione – continua Sanelli – riguarda gli effetti, talvolta incontrollati, delle reazioni chimiche generate dalla combinazione tra materiali diversi, attraverso le quali si sommano non solo i materiali ma anche il loro grado di emissività».

È bene quindi partire a monte, rivolgendosi al progettista – che a propria volta deve coinvolgere i relativi professionisti – con richieste di salubrità specifiche e di impiego di materiali certificati per la loro bassa emissività. Fondamentale è anche il monitoraggio della fase cantieristica, spesso ignorata o scarsamente considerata. Tutto – dalle polveri delle lavorazioni, all’uso di prodotti chimici per eventuali operazioni di risanamento e ogni tipo di fumo e combustione – genera inquinanti che si fissano sulle pareti, sui muri e sulle vernici, e vengono rilasciati nel tempo in modo discontinuo in base alla temperatura o ad altri fattori intervenienti nell’abitazione, causando seri problemi per la salute degli inquilini. «A tal proposito – conclude Sanelli –, esiste un protocollo messo a punto da Biosafe che riguarda proprio la corretta gestione della fase cantieristica, che deve essere seguito e rispettato dai progettisti».

Numerosi sono i protocolli esistenti, anche se di carattere volontario e, quindi, non privi di limiti. Tra tutti, particolarmente importante è il protocollo Declare impiegato da Living Future Europe, che propone alternative sostenibili, qualora esistenti, a materiali dall’elevata emissività e segnala quali sono invece i materiali per cui non sono attualmente presenti sostituti più sostenibili. La strada è stata tracciata: occorre ora seguirla e soprattutto implementarla, con strumenti all’avanguardia e attraverso il coinvolgimento di un numero sempre maggiore di attori su tutta la filiera edile.

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