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Il radon: un pericolo invisibile

Tendiamo spesso a sottovalutare la pericolosità di ciò che non vediamo. Spesso però, i rischi…

Pubblicato il 14 Giugno, 2023 • di Angelica Salerno

Tendiamo spesso a sottovalutare la pericolosità di ciò che non vediamo. Spesso però, i rischi che non percepiamo, come quelli derivati dal gas radon, si rivelano i più insidiosi. Ce ne parla Damiano Sanelli – referente tecnico dell’ATTA – in questa puntata del podcast Casa e Salute.

Il radon – appartenente alla categoria degli agenti inquinanti fisici – è di fatto una forma di radioattività derivante dal decadimento dell’uranio che spesso si trova negli ambienti indoor in cui passiamo gran parte delle nostre giornate, come case, uffici e scuole. Si tratta di un inquinante radioattivo di tipo naturale che si trova nel terreno – soprattutto in casi di particolare conformazione del suolo o in presenza di granito, marmo o rocce come porfido e tufo – e la sua pericolosità deriva dal fatto che, essendo in grado di permeare i pavimenti e le murature, si insinua nei nostri edifici attraverso le parti che questi hanno a contatto con il terreno. Anche i piani alti non sono esenti da questo problema, dal momento che il radon è in grado di risalire attraverso i collegamenti tra i vari piani dell’edificio, come quelli per la luce, per l’energia, per la telefonia o gli scarichi dei bagni. L’ingresso maggiore nelle nostre case arriva, appunto, dal terreno, ma il radon è presente anche in svariati materiali da costruzione.

«Per farsi un’idea concreta del grado di pericolosità del radon – spiega Damiano Sanelli –, basta pensare che, dopo il fumo di sigarette, costituisce la più importante causa di tumore ai polmoni. Ma non solo: recenti ricerche hanno individuato che, essendo di dimensioni molto piccole, raggiunge facilmente la circolazione e quindi può essere causa o concausa di leucemia e, soprattutto, una volta entrato negli alveoli polmonari può trasformarsi ulteriormente in piombo ed è in grado di modificare il DNA della persona».

Come prevenire o debellare la presenza di questo gas? Si tratta, in ogni caso, di una condizione che va necessariamente affrontata con l’ausilio di professionisti. «Su edifici in costruzione si possono evitare valutazioni preventive: a prescindere dal loro risultato – continua Sanelli – è bene in ogni caso procedere integrando una barriera anti radon. Le membrane anti radon sono sconsigliate, in quanto nel tempo la loro efficacia si riduce notevolmente; è opportuno, piuttosto, creare dei vespai aerati con camere d’aria e di ventilazione adeguate, che impediscono una diretta continuità tra il suolo e il pavimento e permettono di smaltire il ricircolo d’aria all’esterno».

Nel caso di edifici esistenti, valutazioni e misurazioni sono imprescindibili. «Dopodiché – spiega ancora Sanelli – la soluzione più efficace è la creazione di pozzetti anti radon, posizionati all’interno delle abitazioni nel piano maggiormente a contatto con il terreno, come cantine, taverne o garage. All’interno del pozzetto è inserito un tubo che intercetta il gas presente sotto al basamento della costruzione e, con l’ausilio di una condotta, lo espelle all’esterno – se possibile, sopra il tetto». Particolari attenzioni e valutazioni vanno riservate anche ai casi in cui per vari motivi – come per opere di efficientamento dell’edificio – si creano dei movimenti del terreno, poiché si tratta di condizioni estremamente favorevoli alla diffusione del radon.

A normare il settore è intervenuto il decreto legislativo 101 del 2020, che prevede che negli ambienti lavorativi (in cui rientrano anche le scuole) il datore di lavoro – ovvero il dirigente scolastico, nel caso delle scuole – sia responsabile della valutazione della presenza e della concentrazione del radon, il cui limite è fissato a 300 Becquerel per metro cubo. Per le nuove abitazioni che verranno costruite a partire dal 2025, invece, il limite scende a 200 Becquerel per metro cubo. «Recenti ricerche hanno dimostrato che un aumento di 100 Becquerel equivale a un incremento del 10% di possibilità di ammalarsi di tumore: per questo motivo – conclude Sanelli – è probabile che queste soglie verranno opportunamente ridotte nel prossimo futuro».

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