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Il ritorno in classe in epoca Covid? Si può affrontare in sicurezza con l’installazione di sistemi di sanitizzazione

L’ex ministro all’Istruzione Lorenzo Fioramonti indica questa tecnologia (che si basa sulla fotocatalisi o ionizzazione) come la soluzione per una riapertura in continuità degli oltre 40mila plessi censiti sul territorio nazionale.

Pubblicato il 23 Aprile, 2021 • di Maria Chiara Voci

classe con sistemi di sanitizzazione

Come occorre leggere la notizia? Cosa dobbiamo sapere per valutarne il contenuto? A cosa serve la sanificazione (che sarebbe bene chiamare sanitizzazione)? Cerchiamo di fare chiarezza.

La scuola deve riaprire: impensabile affrontare, da settembre, un nuovo anno nelle condizioni attuali. Fra serrate e didattica a distanza. Ma esistono oggi soluzioni alternative ai semplici tamponi a tappeto? Misure capaci di contribuire a rendere sicure le aule, anche nell’ipotesi di una riattivazione a pieno regime degli oltre 40mila plessi censiti sul territorio nazionale?

SECONDO L’EX MINISTRO FIORAMONTI LA SOLUZIONE (ATTUABILE IN 7 GIORNI) E’ INSTALLARE I SANIFICATORI DEGLI AMBIENTI

A prendere posizione sul tema è l’ex ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti, che in un’intervista rilasciata in settimana all’agenzia di stampa Adnkronos ha indicato una possibile ricetta per riaprire in sicurezza al 100% e in 7 giorni. «Basterebbe – ha spiegato l’ex ministro – sostenere l’acquisto di apparecchi per la sanificazione dell’aria nelle aule e a questo affiancare azionino come il trasferimento di alcune lezioni all’aperto, nei cortili e nei parchi e un percorso di arruolamento degli insegnanti fatto bene, veloce per consentire da subito la suddivisione in piccoli gruppi».

Ha proseguito, ancora, Fioramonti: «Il sottosegretario Sasso ha parlato di una disponibilità di 150 milioni per acquistare apparecchi di sanificazione dell’aria nelle aule. Spero siano stati acquisiti perché così si ridurrebbe del 90% il rischio di contagio attraverso aerosol. Una battaglia che ho sposato in un periodo già precedente la comparsa della pandemia. I sanificatori dell’aria sono, infatti, risolutivi sui concentrati di anidride carbonica (causati da riscaldamento e inquinamento), deleteri per quanto riguarda la capacità di concentrazione degli studenti». 

FACCIAMO CHIAREZZA: COSA DOBBIAMO SAPERE PER CAPIRE QUESTA NOTIZIA?

Quando parliamo di tecnologia per la sanificazione continua di un ambiente (meglio sarebbe chiamarla sanitizzazione) ci riferiamo a un settore specifico che non va confuso con gli interventi di pulitura profonda di un ambiente con sostanze come l’ozono (ricetta della prima ora, adottata per la bonifica dei luoghi contagiati dalla pandemia, ma di efficacia molto limitata nel tempo). Altresì, si tratta di soluzioni alternative (e integrabili) a sistemi di ricambio meccanizzato dell’aria (la cosiddetta ventilazione meccanica controllata o VMC, che serve per il ricircolo dell’aerosol indoor senza dover aprire le finestre) e diversi dalla semplice filtrazione dell’aria stessa, utilizzata da anni nell’edilizia.

COME FUNZIONA LA SANITIZZAZIONE CITATA DALL’EX MINISTRO FIORAMONTI?

La sanitizzazione continua si basa essenzialmente sulle tecnologie della fotocatalisi e della ionizzazione, studiate da anni nelle università di tutto il mondo, usate in origine in ambito spaziale e già largamente diffuse nei Paesi di recente sviluppo. In entrambi i casi, si tratta di sistemi che derivano da processi naturali, senza l’apporto di sostanze disinfettanti o igienizzanti o di materiali di consumo. 

La fotocatalisi è indotta dalla luce UV e grazie a una doppia reazione di ossido-riduzione riesce a ripulire l’aria. Più recenti i processi di ionizzazione (o elettrificazione) dell’aria, a plasma freddo o temperato (dove per plasma, lo chiariamo per i lettori, si intende aria). Il principio fisico è quello della scarica di un fulmine, che durante i temporali rende l’aria frizzante. Il plasma freddo riesce infatti a caricare elettricamente le particelle d’aria a temperatura ambiente trasformandole in un gas ionizzato, che disaggrega sia i composti organici volatili che le membrane proteiche di virus e batteri.

QUALI SONO GLI EFFETTI POSITIVI DELLA SANITIZZAZIONE DEGLI AMBIENTI CON FOTOCATALISI O IONIZZAZIONE

Si tratta di tecnologie che combattono non solo virus e batteri, ma anche polveri, acari e pollini stagionali. Ovviamente di tutti i composti organici volatili e polveri sottili. Fino agli agenti patogeni come virus, funghi e batteri, compreso con ogni probabilità, con una riprova confermata da ricerche (sempre più frequenti) anche rispetto al Sars-Cov-2. 
Il settore non è nato insieme alla recente epidemia, ma da anni è studiato da numerose aziende anche in Italia. I risultati si stanno perfezionando (in queste settimane, in modo accelerato) e costituiscono una delle risposte della “casa intelligente” alla protezione dell’essere umano. In più, oltre all’affinamento delle tecnologie, ciò che sta accadendo è che dispositivi un tempo disponibili solo come abbinamento alla VMC o da installare con opere murarie, oggi sono commercializzati in formato stand-alone o addirittura integrabili a complementi di arredo e indossabili. Ovviamente, prima di compiere ogni scelta, è bene confrontarsi con un team di esperti: per essere certi di un’azione efficace, le macchine devono essere dimensionate rispetto all’ambiente.

LA SANITIZZAZIONE E’ GIA’ STATA APPLICATA NELLE SCUOLE? IN QUALI CASI?

Fra gli esempi di applicazione pratica della tecnologia, vi raccontiamo due esperienze che conosciamo, perché sono portate avanti da nostri partner e/. Si tratta del caso della Sanixair, che ha messo in sicurezza già 7 dei 15 campus della Statale di Milano con l’inserimento di moduli fotocatalitici per la pulizia dell’aria h24 nei condotti aeraulici che forniscono la termoventilazione. Risultato: l’abbattimento al 99% della carica batterica totale in aula anche durante una lezione affollata. L’Istituto Giulio Natta di Rivoli (Torino) si è dotato di dispositivi per la purificazione dell’aria WIVActive (certificati Eurofins) realizzati con la Colorobbia, che sfruttano il processo di fotocatalisi con luce visibile per abbattere i betacoronavirus, tra cui il SARS-CoV-2.