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Purificatori e sanificatori dell’aria indoor

Polveri, acari e pollini stagionali. Sostanze chimiche e Voc. E ancora, agenti patogeni come virus, funghi, muffe e batteri e ora c’è chi dichiara il Covid-19. Sono i nemici contro cui “combattono” i dispositivi per la purificazione e sanificazione dell’aria indoor.
Ma quanto ne sappiamo di queste tecnologie?

Pubblicato il 1 Aprile, 2020 • di Maria Chiara Voci

Quanto ne sappiamo dei dispositivi specifici per rendere l’aria interna salubre e garantire un ambiente sano?

Polveri, acari e pollini stagionali. Sostanze chimiche e Voc. E ancora, agenti patogeni come virus, funghi, muffe e batteri e ora c’è chi dichiara il Covid-19. Sono i nemici contro cui “combattono” i dispositivi per la purificazione e sanificazione dell’aria di casa (degli uffici o altri ambienti confinati): una delle più recenti evoluzioni dell’impiantistica a servizio della qualità dell’aria indoor.

Non parliamo della ventilazione meccanica controllata, che resta la base di partenza – con risultati riconosciuti con chiara evidenza scientifica – per il ricambio costante dell’aria e l’abbattimento della CO2. Si tratta invece di tecnologie che sono finalizzate al trattamento dell’aria interna e che possono essere abbinate alla climatizzazione o alla VMC (progettati ad hoc per la metratura da servire) o acquistati in versione stand-alone, senza necessità di interventi in casa (in questo casa l’efficacia può essere la stessa, a patto che si tenga conte di una scelta adatta alle dimensioni della propria casa).

Ma quali sono le tecnologie presenti sul mercato e come funzionano?

Abbattimento dei VOC

Se parliamo solo di “abbattimento dei VOC” il tema è più semplice. Filtri o sistemi al carbone attivo (in grado di assorbire sostanze) possono essere efficaci per ridurre le concentrazioni di inquinanti nell’aria in percentuali più o meno importanti.

Agenti patogeni

Passando però agli agenti patogeni, il discorso è più complesso. Vediamo di seguito le principali soluzioni innovative per contrastarli e creare un ambiente sano.

Filtrazione dell’aria

Iniziamo con la classica filtrazione dell’aria. «Come le mascherine che vengono usate in questi giorni per il personale medico e sanitario che si deve proteggere dal contagio, così questi sistemi saranno tanto più performanti quanto la grana del filtro è fine», afferma Leopoldo Busa, esperto di qualità indoor e promotore del sistema di certificazione volontario Biosafe.

Teniamo conto che per il virus si parla di una dimensione di 0,01 micron che – veicolato assieme alla saliva – può essere catturato nella dimensione di 0,03 micron. Inoltre un filtro trattiene, ma non uccide, produce scorie e va sostituito con frequenza.

Fotocatalisi

Conosciuto da tempo è il sistema della fotocatalisi indotta dalla luce UV, che grazie a una doppia reazione di ossido-riduzione, riesce a ripulire l’aria. «Una soluzione efficace – spiega ancora Busa – ma laddove si parla di santificazioni di superfici pressoché statiche. Molto difficile da applicare all’aria in forte movimento».

Ionizzazione

Più recenti i processi di ionizzazione (o elettrificazione) dell’aria, a plasma freddo o temperato (dove per plasma, lo chiariamo per i lettori, si intende aria). Il principio fisico è quello della scarica di un fulmine, che durante i temporali rende l’aria frizzante. Il plasma freddo riesce infatti a caricare elettricamente le particelle d’aria a temperatura ambiente trasformandole in un gas ionizzato, che disaggrega sia i composti organici volatili che le membrane proteiche di virus e batteri.

Ozonizzazione

Altre soluzioni iniettano sostanze nell’aria: è il caso della ozonizzazione. L’ozono è un radicale libero potentissimo costituito da un atomo libero di ossigeno, in grado di “catturare” per aggregazione ogni molecola e di disgregarla.

«A studiare l’utilità e l’efficacia di queste tecnologie in Europa sono stati i colleghi francesi dell’Anses. I risultati del rapporto – “Identification et analyse des différentes techniques d’épuration d’air intérieur émergentes” -, che è del 2017, mettono in evidenza come qualsiasi strada si scelga, l’efficacia è sempre parziale», afferma Gaetano Settimo, coordinatore del gruppo di studio nazionale inquinamento indoor dell’Istituto Superiore di Sanità, che da dieci anni ha creato e coordina un gruppo di lavoro ad hoc proprio per studiare il tema della salubrità interna alle abitazioni e negli edifici in cui si svolgono attività lavorative. «E questo perché – continua Settimo – un conto sono i test di laboratorio, altro è calare la tecnologia nel quotidiano. Ad esempio, nella stanza in ufficio dove però le persone entrano ed escono continuamente, o le porte della stanza sono tenute aperte i sistemi non possono spesso garantire ciò che promettono». Non solo. «Per ciò che riguarda i sistemi che rilasciano o immettono sostanze nuove o purificanti nell’ambiente – prosegue – occorre sempre valutare bene che tipo di sostanze gassose o che altre soluzioni vengono prodotte dal sistema e introdotte nell’ambiente. Perché lo stesso ozono, in quantità superiori a certe soglie, può risultare dannoso e allora il rimedio è peggio del problema».